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Ci impegniamo a migliorare la gestione e la prevenzione delle malattie tromboemboliche venose, in particolare in caso di cancro
Il tromboembolismo venoso (TEV), che include la trombosi venosa profonda (TVP) e l’embolia polmonare (EP), è un problema sanitario significativo, con un’incidenza annuale stimata di circa 1-2 per 1000 persone nella popolazione generale1. La trombosi si riferisce a coaguli di sangue potenzialmente pericolosi per la vita che si formano in un’arteria o in una vena. Un coagulo nella vena (di solito nella gamba o nella pelvi) è noto come TVP mentre un coagulo che si rompe e viaggia verso i polmoni è noto come EP. I coaguli di sangue non discriminano e possono colpire persone di tutte le età, razze ed etnie e si verificano sia negli uomini che nelle donne. Alcuni fattori e situazioni possono aumentare il rischio di sviluppare coaguli di sangue potenzialmente letali come cancro, cure antitumorali, interventi chirurgici importanti, inattività, gravidanza o predisposizione genetica.
In particolare, la prevalenza, morbidità e mortalità del TEV sono aumentate nei pazienti con tumore. Infatti, si stima che i soggetti con diagnosi di neoplasia abbiano un rischio medio di sviluppo di TEV circa 12 volte maggiore rispetto alla popolazione generale, rischio che può arrivare ad essere anche 23 volte superiore in presenza di trattamento chemioterapico1,2 . Fino al 20% dei pazienti con cancro svilupperà una TEV e circa il 20% di tutti i casi di TEV si verifica in pazienti con cancro3.
I recenti cambiamenti nelle terapie antitumorali hanno portato al miglioramento della prognosi della malattia oncologica, tuttavia il rischio di TEV nei pazienti con cancro non si è ridotto: infatti, alcuni studi suggeriscono che l'incidenza annuale della trombosi associata a cancro (CAT) sia aumentata fino a 3 volte nell'ultimo decennio 4,5,6. Le nuove terapie sistemiche per il cancro, compresi gli agenti anti-angiogenici, gli inibitori multi-target della tirosin-chinasi e gli immune checkpoint inibitori, sembrano tutte essere associate ad un aumentato rischio di TEV 7,8, particolarmente importante nelle terapie di combinazione9. Il TEV rappresenta, per i pazienti oncologici, una importante causa di deterioramento delle condizioni cliniche e di potenziale ritardo o interruzione del percorso terapeutico, oltre che di aumento della mortalità. Il rischio relativo di sviluppare un episodio di TEV non è uguale per tutti i pazienti oncologici e i fattori di rischio possono essere raggruppati in fattori correlati al tumore, fattori correlati al paziente, fattori correlati al trattamento e biomarcatori.
Come si riconosce una TVP o una EP?
Nella trombosi venosa profonda, quando il sangue si coagula all'interno di una vena, impedisce il suo ritorno al cuore quindi si accumula nella gamba e per questo si gonfia e fa male. Nell'embolia polmonare, poiché il sangue non può essere ossigenato, si verificano insufficienza respiratoria e sovraccarico del cuore. I pazienti possono soffrire di mancanza di respiro, dolore al petto o tosse con sangue. A volte l’embolia polmonare può non causare sintomi. L’embolia polmonare può essere fatale. Tuttavia, un trattamento tempestivo riduce notevolmente il rischio di morte. Adottare misure per prevenire la formazione di coaguli di sangue nelle gambe aiuterà a proteggersi dall’embolia polmonare.
Come si tratta una TVP o una EP?
Alcune misure generali da adottare per ridurre il rischio di soffrire di trombosi sono: evitare l'immobilizzazione per un tempo troppo lungo, bere grandi quantità di acqua ed eseguire esercizi in cui i muscoli delle gambe si contraggono e in questo modo viene stimolato il ritorno venoso.
La diagnosi precoce e la prevenzione sono essenziali per ridurre le conseguenze che la malattia tromboembolica venosa può produrre nel medio e lungo termine.
I farmaci anticoagulanti sono farmaci iniettabili o somministrabili per via orale e l'uso appropriato per ciascun paziente deve essere basato sul rischio tromboembolico, sul rischio di sanguinamento, su altri effetti collaterali e sui farmaci concomitanti. È importante anche prendere in considerazione le preferenze del paziente.
Data l’enorme eterogeneità delle situazioni cliniche nei pazienti affetti da cancro e le sfide della CAT, non esiste un’unica opzione terapeutica universale per i pazienti affetti o a rischio di CAT 10.
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